Io rimango – Ich bleibe

ich bleibe Sfoglio con voluttà le pagine del nuovo volume « Rimango in Valle Maira/ Ich bleibe im Valle Maira » di Jorg Waste e Giorgio Alifredi.
Nel titolo viene anticipata una promessa. Restare.

Io non sono valmairese, se non d’ adozione, ma provengo dalle langhe, altra zona di violenta e desolante emigrazione seguita da una altrettanto forte determinazione al ritorno, per cui penso di poter comprendere comunque a fondo l’ intenzione di Jorg Waste e di Giorgio Alifredi di dare visibilità a questa promessa. Si tratta di una promessa che immagino ogni personaggio ritratto in queste belle pagine deve rinnovare a sè stesso ogni mattina per trovare la giusta motivazione ad una esistenza che non consente tanti voli pindarici nell’ empireo dell’ effimero, ma che necessita di un forte attaccamento al territorio, al proprio lavoro e soprattutto ai propri valori.
Alle prime pagine una stretta coglie il cuore. Sono immagini di abbandono e desolazione, una finestra rotta , una sedia silenziosa nel vuoto di una stanza, un berretto da «pastre» rosicchiato dai topi, una bella coppia sorride dal passato ad un presente derubato anche dei ricordi. Chi saranno stati, come saranno state le loro vite? Sono domande che cadono nel vuoto… per sempre.. Ricordano gli scatti storici di denuncia di Michele Pellegrino .
Il peso che attanaglia lo spirito si scioglie quando si prosegue nella visione e nella lettura del libro. Appaiono nuove vite, reali, animate dalla determinazione di esistere ora, oggi , adesso in Valle Maira. Sergio , l’ artista, sorride sereno sostenendo la pertica di maggiociondolo da cui ricaverà l’ arco con cui scoccare le intuizioni nate dal silenzio che, mentre per molti di noi sarebbe solo noia , per lui diventa preziosa meditazione . Mi domando , di fronte al volto fiero di Sergio… quale sia la mia consapevolezza dell’ esistenza.
Giors dal Puy… governa le sue capre camminando veloce sui pendi che profumano di fieno e di timo.
Conoscendolo immagino con quanto umanesimo realista affronti i problemi pratici che complicano la gestione di un’ azienda agricola in alta montagna, ma lui è una roccia. Sereno come una roccia . Quando ascolto la parabola della casa costruita sulla roccia…. mi affiora alla coscienza l’immagine della sua casa al Podio. E Lara? Anche lei si è fatta scegliere dalla Valle Maira.
Mario … tiene i piedi ben piantati in terra mentre guardandoti negli occhi ti invita a entrare nel suo mondo fatto di regole semplici e difficilmente mutabili.
Così il libro procede raccontando le storie personali di Nino la guida , di Monica e Camilla che coltivano i loro sogni , di Davide che lavora la pietra , di Sissi che alleva i suoi bimbi nel vallone, di Davide che cucina tra le nuvole , di Ivana e Fabrizio che con i figli Teresa e Nicola, concreti danno spazio al proprio desiderio di bellezza e di armonia. Chiude la rassegna umana Viviana , la coltivatrice di piantine di genepì che dice di essere venuta in valle per ritrovare se stessa. Ha ritrovato se stessa insieme a una intera comunità e tanta bellezza.
Sono storie reali, concrete tangibili di vita vera. Non c’è esercizio compiaciuto di immaginazione. Queste vite sono ancor più reali e vere delle immagini di abbandono e desolazione delle prime pagine.
Incoraggia sfogliare questo libro di Waste e Alifredi e constatare quanto distante sia il sentimento di puro e disperato abbandono che stillava da «Il profondo Nord» e «Gente di Provincia» due pietre miliari della fotografia impegnata di Michele Pellegrino.

ich bleibe

Agli inizi degli anni ’70 Pellegrino divenne il testimone disincantato, a tratti persino rabbioso della tragedia dell’ esodo. Fu l’ illustratore eccezionale di una civiltà , di una cultura che perdeva vita per diventare tema di denuncia sociale nei testi di Fenoglio… Nuto Revelli …Ignazio Silone solo per citarne alcuni.
Ora nuova vita nel frattempo ha germogliato tra i sassi e il merito di Jorg Waste è proprio quello di aver illuminato nei suoi scatti non quello che fu, ma quello che è ora e che potrà diventare.
Senza retorica, senza pietismi, senza miti, lontano anni luce dalle falsità della politica e dal vuoto delle istituzioni che qui non possono più contare sull’ ignoranza e sull’ ingenuità della gente.

«Rimango» … una promessa che diventa una speranza.
Valle Maira…. un motivo per andarsene….cento per restare .

giò manera

Assemblea Tecnogranda, tempo di bilanci

abbonamenti2014 Lunedi 7 Ottobre si sono tenute le due assemblee, quella ordinaria e quella straordinaria, quest’ultima dedicata proprio all’aumento di capitale.
Assente, per motivi di famiglia, il Presidente, Dott. Grosso, presiedeva l’assemblea il dott. Cardia, membro del Consiglio di Amministrazione. Risultavano pure assenti alcuni soci di peso, quali Confindustria ed il Sig. Amilcare Merlo.

L’azienda quest’anno stima una perdita di 536.000 euro, che si vanno ad aggiungere alle due perdite degli anni precedenti : 1.135.000 nel 2011 e 837.000 nel 2012, per un totale di circa 2.500.000 euro.
Sul fronte dei ricavi l’azienda stima di chiudere il 2013 con ricavi dai laboratori in linea con il 2012, circa 115.000 euro, ricavi dall’incubatore ulteriormente diminuiti, circa 35.000 euro, così come pure notevolmente diminuiti sarebbero i ricavi per servizi e commesse che si attesterebbero a 95.000 euro circa rispetto ai 250.000 euro del 2012. Meno drastica la diminuzione dei ricavi su Progetti Finanziati che passerebbe dai 500.000 euro del 2012 a circa 360.000 euro. Costanti i ricavi da Polo (gestione + servizi) che si attesterebbero intorno ai 130.000 euro. Il tutto per un ammontare del valore della Produzione pari a 925.000 euro. Per contro tra i costi il valore più significativo riguarda il costo del personale, 550.000 euro, a cui si aggiungono gli organi di amministrazione, CdA e Collegio Sindacale, con un costo pari a 54.000 euro. Naturalmente si tratta di stime poiché il bilancio si chiuderà il 31/12/2013.

Al primo punto dell’ordine del giorno dell’assemblea ordinaria si trovava l’approvazione della proposta transattiva dell’ex-amministratore delegato, l’Ing. Alessandro Mario Ferrario, in relazione alla possibile azione di responsabilità (articolo 2446 c.c.) che era stata valutata dalla precedente assemblea del 8 Aprile. Ricordiamo che l’articolo 2446 del Codice Civile prevede che i soci di una società possano chiedere agli amministratori di rispondere in solido, cioè di tasca propria, per azioni che essi reputano abbiano recato danni alla società stessa.
La proposta transattiva, 60.000 euro messi a disposizione dal Ferrario, è stata accolta dall’assemblea che ha chiuso così la querelle sulla passata gestione e le perdite da essa accumulate.

Nella successiva assemblea straordinaria si è discusso dell’aumento di capitale di 1.600.000, necessario per ricostituire quanto consumato dalle ripetute perdite di questi anni. L’assemblea ha deliberato l’aumento a cui i soci dovranno aderire, se lo vorranno, entro il 31/12/2013. Tempi ridotti quindi, per trovare somme non facili da reperire per chiunque, in particolare per gli enti pubblici. Al comune di Dronero, socio attualmente per circa l’11,5%, toccherebbero circa 184.000 euro, pena il dimezzamento del valore patrimoniale.

D.R.

Il Paradiso è un cavallo bianco

abbonamenti2014 Me lo ricordo come fosse ora, il giorno in cui nonno decise di morire. Non è che avesse particolari ragioni per passare all’altro mondo, ma non aveva più vita sufficiente a rimanere in questo.
«Alla mia età, per andarsene non serve fare gesti eclatanti», mi disse. «Basta abbandonarsi al destino: io ho ormai esaurito i miei giorni, non ho più nulla da fare; anche la legnaia è piena e tutte le cose che vi lascio sono vostre ormai da moltissimo tempo». Detto questo, si mise a letto e non si alzò più. Sul comodino teneva la Bibbia e la Divina Commedia, più, forse per controbilanciare, una raccolta di testi di Angelo Brofferio, il grande anticlericale e compare donnaiolo dell’antica Sua Maestà Vittorio Emanuele II.

Il giorno in cui si sentì pronto a morire, si fece trasportare con tutto il letto vicino alla chiesa che da San Martino di Stroppo si affaccia sull’abisso. Quando arrivai lo trovai già là, con i capelli e le coperte scompigliate da un vento che risuonava di un suono cupo, echeggiando fra gli alberi e le pareti rocciose.
«Lo senti?», mi chiese. «Mi chiama il destino. Devo andare dall’altra parte». Gli lessi negli occhi una follia che avrei voluto possedere io. Ripensai a quanti matti avevo avuto in famiglia: tutti, in fondo, felici di esserlo. Del resto il mondo è stato disonorato dai presunti sani di mente, non certo dai pazzi sigillati in manicomio: quelli pagano soltanto il caro prezzo dell’essere una minoranza.
Mi promise che, se avesse potuto, sarebbe tornato ogni tanto per uno di quei giri notturni che spesso avevamo fatto. Le chiamavamo “passeggiate a cavallo”, ma in realtà erano soltanto itinerari a piedi, in compagnia dell’asina Magali che, da quando era andata giù per un dirupo, soffriva d’insonnia ma in compenso aveva assunto un portamento davvero regale.
Mi chiese di cantargli Mè ritorn, una canzone di Brofferio che parlava di prigionia. Lo guardai con occhio interrogativo, e lui mi rispose con tono ironico: «La dedico a voi che restate dietro queste sbarre». Io cantai quelle parole che, nonostante tutto, avevano un che di allegro; e quando finii lo guardai sorridendo, ristorato nell’umore. Ma lui, approfittando della mia distrazione, aveva già provveduto a morire.
Il funerale fu molto strano, perché, mentre il prete pregava, gli amici di mio nonno facevano ben poca attenzione: parlavano fra loro e parlavano alla bara, non solo come se il defunto, da dentro, potesse sentire, ma come se potesse anche rispondere, e come se anzi stesse rispondendo davvero. Quando lo misero sotto terra, tutti lo salutarono come si saluta qualcuno che si rivedrà l’indomani. Senza solennità, piuttosto con naturalezza. Tornai a casa con animo inaspettatamente leggero, senza malinconie.
La sera, quando ormai il sole se n’era andato da molto, sentii il solito bussare alla porta. Quando uscii fuori, vidi davanti a me mio nonno in persona. «Questa volta la passeggiata a cavallo la facciamo davvero», disse, e subito vidi che teneva per le briglie un bel cavallo, bianco come la neve, che buttava fuori dalle narici degli spessi sbuffi di vapore.
Ci salimmo sopra e quello fu il più straordinario viaggio a cavallo che io avessi mai fatto. Galoppammo verso Caudano, in linea retta, con gli zoccoli della bestia sovrannaturale che attraversavano il cielo come se fosse la migliore delle strade. Chiesi a mio nonno come fosse il mondo dopo la morte. Mi rispose che non era proprio come l’avevano descritto i preti, ma che comunque un cavallo l’aveva rimediato, e tanto bastava. Il suo tono era tutt’altro che insoddisfatto.
Chiacchierammo moltissimo, di tante cose diverse. Lui non era affatto cambiato, e la cosa mi commuoveva. Avevo paura di stare sognando o di stare impazzendo, ma non era così: era tutto perfettamente vero. Quando ci lasciammo, a due passi da casa, mi prese però una grande tristezza. Come avrei potuto raccontarlo a qualcuno? Nessuno mi avrebbe creduto e forse mi avrebbero anzi rinchiuso in qualche gabbia, come avevano fatto coi miei antenati.
Passando davanti all’osteria, vidi che c’era ancora la luce accesa ed entrai. I suoi amici erano tutti lì; io non resistei e raccontai della notte passata con mio nonno. Dopo un attimo di silenzio, uno di loro mi rispose: «Non è possibile: lui ha giocato tutta la notte a carte con noi». Ancora un istante di silenzio e poi, tutti insieme, scoppiammo a ridere. Ecco come stava sfruttando i suoi poteri di uomo passato a miglior vita: stava facendo, tutte contemporaneamente, le cose che più amava fare. Qualcuno pensò che d’ora in poi sarebbe stato meglio chiudere la casa a chiave, che quello poteva portarti in osteria e, nello stesso tempo, andare a svuotarti la cantina.

In ogni caso, mio nonno non se ne andò mai, perché, da bravo anticlericale, pensava che la «miglior vita» fosse dopotutto quella che aveva sempre fatto.
Ancora adesso è affezionato a questi posti, benché ormai spopolati; d’inverno lo puoi vedere, come una divinità dei boschi, mentre con passo leggero attraversa i crinali innevati. E poi, non appena torno in paese e dal mio comignolo si alza il fumo della stufa, lo sento arrivare a gran velocità in groppa al suo cavallo.
Eccolo, sta proprio venendo ora. E si commuoverebbe perfino il prete, a sentirlo cantare Brofferio, mentre ancora una volta si avvicina alla mia porta:

Bondì, care muraje
teile d’aragn, bondì,
vedd-ve ch’i son tornàje?
Guardéme torna sì…

AFP 2.0, scuola digitale

abbonamenti2014 L’AFP ha partecipato al Bando 2013 Scuola Digitale – Azione Cl@ssi 2.0, indetto dalla Regione Piemonte. E’ stata finanziata una classe prioritaria: si tratta della classe prima “Operatore Elettrico” del Centro di Dronero.

Grazie al finanziamento della Regione Piemonte ed a un significativo intervento di AFP è stato possibile acquistare una lavagna LIM (Lavagna Interattiva Multimediale), circa 35 dispositivi individuali (TABLET) per i docenti del Centro e gli studenti della classe coinvolta e realizzare l’infrastruttura necessaria per il funzionamento in rete.

Nel mese di settembre, la Direzione di AFP ha consegnato i TABLET ai docenti, in modo tale da permettere loro una prima conoscenza dello strumento; in particolare è stato effettuato un percorso formativo introduttivo che ha affrontato le modalità di utilizzo dei dispositivi mobili. Durante l’anno, seguiranno ulteriori momenti di approfondimento ed un percorso formativo di tipo metodologico-didattico, finalizzato alla creazione di materiale fruibile attraverso i TABLET.

Nella seconda fase del progetto verranno consegnati agli allievi della classe 2.0 gli strumenti digitali. I ragazzi e le ragazze, coinvolti nella sperimentazione, avranno la possibilità di utilizzarli durante le lezioni e di sperimentare nuove modalità didattiche.

AFP persegue, all’interno degli interventi formativi, una costante innovazione tecnologica e didattica. Certamente la possibilità di sperimentare una Cl@sse 2.0 rappresenta una nuova sfida ed uno stimolo per i formatori e per gli allievi.

Il Prof. Matteodo, che coordina il progetto, sottolinea come il tablet rappresenti un elemento di continuità tra studio e tempo libero unendo, implicitamente, più aspetti positivi:

possibilità per allievi e formatori di avere uno strumento “privato” e personalizzabile
avere strumenti veloci ed efficaci
l’aula didattica diventa un Laboratorio informatico
avere lo stesso strumento di lavoro (e gli stessi programmi) a casa ed a scuola.

Dalla Provincia nuovi ostacoli per la scuola e la montagna

abbonamenti2014 Nonostante il parere contrario della gran maggioranza dei collegi dei docenti delle scuole di Cuneo e la manifestazione degli studenti, pare che la Provincia voglia rimanere sulle sue decisioni: dal prossimo anno scolastico niente autobus scolastici al sabato e quindi scuole chiuse, con l’obbligo di recuperare le ore perse con rientri pomeridiani o improbabili orari giornalieri fino alle 14.

Di qui passa la spending review targata Gianna Gancia, la quale sembra non aver tenuto in gran conto le obiezioni che sono venute da docenti e studenti, alcune delle quali vengono riportate sotto.
1) Non è facile mantenere la concentrazione per 7-8 ore con una breve pausa pranzo; chi insegna e chi studia lo sa bene. Se poi si scegliesse l’opzione delle 6 ore per mattina,. fra le 13 e le 14 la fusione cerebrale sarebbe tale da rendere quell’ora praticamente inefficace. E poi a che ora gli studenti saranno in grado di ricominciare a studiare, i pendolari, che sono la maggioranza?: I cervelli non possono essere imbottiti ad oltranza rimanendo efficienti nello stesso modo.
2) Se sceglierà l’opzione dei rientri non sarà sempre possibile evitare di collocare verifiche il giorno successivo oppure si arriverà a concentrare diverse verifiche negli stessi giorni (quelli che non seguono il rientro); tutto questo non farà certo bene alla qualità dell’insegnamento-apprendimento.
3) Conservatorio? Attività sportive? Corsi e progetti pomeridiani? Patente europea del computer a costi contenuti? Cancellati. Saltano posti di lavoro? Be’, è evidente che qui nessuno si scandalizza.
4) E le mense dove sono? I genitori dovranno sobbarcarsi la spesa di far mangiare in giro i figli che andranno a sovraccaricare bar e altri locali, non so perché ma questo mi fa immaginare aumenti di prezzi. Sarà possibile stipulare convenzioni non troppo onerose per l’utenza? A casa però si spendeva sicuramente di meno. Il dato di fatto è che Pantalone continua a pagare, si tratta solo di capire quanto.
5) Proviamo ad immaginare il figlio di un’eroica famiglia che ha deciso di non abbandonare la montagna e continuare a vivere, ad esempio, a Celle Macra, Marmora, Elva o altri posti abbandonati, non so se da Dio, ma certo dagli esseri umani e particolarmente da politici e amministratori. Cosa farà questo studente alle ore 17 o 17.30, quando finirà la sua lunga giornata scolastica? Si imbarcherà su un autobus (magari con la neve) per arrivare a casa quando? Oppure dovranno venire i genitori a prenderlo, con grave disagio ed ulteriori spese. Al posto di aiutare la montagna a non spopolarsi offrendo assistenza a chi continua ad abitarla, giù mazzate. Prendete armi e bagagli e andate a vivere a Dronero, Caraglio o Cuneo, oppure collocate il pargolo in collegio alla faccia dell’importanza della famiglia.

Non si dimentichi che le scuole a livello di segreteria rimarranno aperte, si tratta quindi essenzialmente di un problema di trasporto, molto più limitatamente di riscaldamento e quindi, dovendo scegliere a chi far pagare la riduzione della spese, è toccato agli studenti pendolari e alle loro famiglie.
Cosa dire? Come al solito piovono tagli sul già tagliato e poi ci lamentiamo che i nostri studenti sono indietro nelle graduatorie internazionali di competenza linguistica e matematica (anche su questo ci sarebbe un lungo discorso da fare). Mi avvio ad affrontare i miei prossimi quindici anni di insegnamento (parrebbe che la pensione a 65 non me la toglierà nessuno) con uno stato d’animo da trincea.

Gabriella Codolini

SciClub ValleMaira, grandi attese per la stagione invernale

abbonamenti2014 Lo Sci Club della nostra valle continua a confermarsi ai vertici dello sci di fondo in regione. Anche quest’anno infatti, la nostre squadra ha portato il maggior numero di ragazzi nella rappresentativa regionale AOC con ben cinque atleti nelle categorie Giovanili (juniores e Aspiranti).

I ragazzi selezionati sono: Elena Richard, Silvia Rivero, Azzurra Einaudi, Daniele Serra e Alessio Durando. Alcuni di questi atleti insieme ai ragazzi più giovani (14 – 15 anni – Cat. Allievi), partecipano ad un progetto della Federazione Italiana Sport Invernali (FISI) dal titolo evocativo “FuturFISI”, rivolto ai futuri campioni. In questo progetto sono stati selezionati Elena Richard, Azzurra Einaudi, Daniele Serra e i due allievi Andrea Serra e Lorenzo Michelis. La stagione invernale è oramai alle porte e le prime gare inizieranno a S. Caterina di Valfurva a fine novembre. Per i nostri ragazzi ci sono ottime aspettative, schieriamo infatti atleti che possono regalarci grandi soddisfazioni nei prossimi campionati nazionali ed in particolare nelle gare sprint programmate a metà gennaio.
In campo femminile Elena Richard è una delle atlete più forti della specialità a livello italiano, mentre tra i maschi Daniele Serra, in base ai risultati delle precedenti stagioni, risulta anch’esso tra i più quotati. Se otterranno buoni risultati nelle prime gare di stagione, questi atleti potrebbero anche essere selezionati nella squadra nazionale composta di quattro atleti under 18 che parteciperà ai prossimi giochi olimpici invernali giovanili (EYOWF). Ricordiamo che nel 2011 la Valle Maira ha già schierato due atlete nei giochi europei di Lieberec (CZ), Marianna Rivero e Emanuela Piasco, a dimostrazione che il nostro territorio, emarginato, bistrattato e dotato di risorse estremamente limitate in termini di possibilità economiche e strutture sportive, sa esprimere livelli di eccellenza fuori dal comune. Un risultato importante potrebbe giungere anche dalle prossime Universiadi che quest’anno si svolgeranno in Trentino a metà di dicembre, grazie a Valentina Ponte, selezionata nella squadra italiana. La nostra atleta potrebbe qualificarsi nella Sprint in tecnica classica, specialità in cui ha già vinto gli ultimi due campionati nazionali universitari e che si aggiungono a precedenti ottimi piazzamenti in campo giovanile.
Anche alle spalle degli atleti più maturi sta crescendo un ottimo gruppo di ragazzi che ha le carte in regola per emergere in questa difficile, impegnativa e faticosa specialità sportiva che lo Sci Club porta avanti oramai da mezzo secolo. Dal 1963 infatti, centinaia di ragazzi della valle hanno condiviso le fatiche degli allenamenti e delle gare con la divisa del Val Maira. L’esperienza maturata nello sci club e nell’agonismo ha permesso negli ultimi anni a quattro atleti di superare la selezione per Maestri di Sci. Tra questi, Paolo Rivero già Maestro ed Allenatore Federale di II Livello, Valentina Ponte, Sara Fina e Alessio Durando che attualmente frequentano il corso Maestri. Insieme a Mario Alifredi e Alex Fina, questo gruppo costituisce il nuovo team di tecnici coordinati da Fortunato Bonelli che segue i ragazzi nella preparazione estiva ed invernale e nelle competizioni. Per continuare a stimolare le nuove generazioni alla pratica dello sci di fondo, anche quest’anno lo Sci Club, nonostante le difficoltà economiche contingenti che assottigliano purtroppo le fila degli sponsor, vuole continuare a proporre i corsi sci di fondo per le scuole elementari della Valle. Le porte dello Sci Club sono anche sempre aperte per chiunque voglia provare ad avviare i propri ragazzi alla pratica di questo affascinante sport, particolarmente adatto al nostro territorio (per informazioni contattare Diego al 339 3031018 o scrivere a info@sciclub-vallemaira.it).
Sulle piste di Prazzo si svolgeranno il 26 gennaio i Campionati Regionali Sprint in Tecnica Classica per Giovani e Senior, mentre gli atleti delle categorie Ragazzi e Allievi si sfideranno in una nuova specialità, la Gimkana Sprint in Tecnica Classica che metterà a dura prova le capacità di velocità, destrezza, equilibrio, coordinamento e tecnica dei partecipanti. Tutte caratteristiche indispensabili per affrontare efficacemente le piste di sci sempre più impegnative che li attendono nelle categorie superiori. Sicuramente uno spettacolo da non perdere nel prossimo inverno.

ARCE, riparte la produzione

fieravalle Tra due settimane l’Arce Stufe srl di Dronero riprenderà regolarmente la produzione di stufe a pellets e a legno, le prime consegne sono già previste per l’ultima settimana di settembre. Nei prossimi giorni la nuova proprietà, che a fine luglio ha acquisito l’Arce spa, assumerà 18 dei 29 dipendenti in concordato preventivo e pur essendo stata costretta a ripartire da zero, ha già in mano un portafoglio ordini del valore di 350 mila euro. L’operazione, condotta dalla famiglia Paolino, già proprietaria della Cosmo srl di Busca, ha un valore complessivo – tra acquisto dell’azienda e investimenti per il suo rilancio – di circa un milione e mezzo di euro.

L’origine del marchio Arce risale addirittura al 1926, quando l’azienda di Dronero fu tra le prime a produrre le famose stufe a legno ancora oggi chiamate “putagè”. All’inizio del secondo Millennio l’Arce era arrivata ad avere 70 dipendenti ed un fatturato di 3,5 milioni di euro. Negli ultimi anni, tuttavia, lo stato di salute dell’azienda di Dronero era progressivamente peggiorato per vari motivi fino ad un primo concordato preventivo concesso nel novembre 2010, a cui ne è seguito un secondo più recente, che ha poi causato il fermo della produzione e la messa in liquidazione della storica azienda cuneese.
Il 30 luglio scorso, l’acquisizione da parte della nuova proprietà che sta solo aspettando la ratifica ufficiale da parte del Tribunale di Cuneo per poter essere completamente operativa e riallacciare così anche i rapporti con i fornitori locali. Il nuovo progetto industriale prevede una forte spinta all’internazionalizzazione dell’Arce Stufe srl, che finora all’estero è presente solo sui mercato francese e spagnolo. Per aumentare l’export la nuova proprietà ha in mente forti sinergie con la Cosmo srl, azienda leader nella progettazione e fabbricazione di spandiconcime, spandisale e miscelatori e già fortemente internazionalizzata, se si considera che il 97% delle vendite viene realizzato all’estero, raggiungendo la quasi totalità dei Paesi del mondo.
Nata nel 1986, la Cosmo ha iniziato con la costruzione di piccoli macchinari agricoli, poco per volta però ha abbandonato questi prodotti per specializzarsi nella costruzione di spandiconcime. E dal 1992 ad oggi ha continuato ad aggiungere nuovi modelli che l’hanno portata a conquistare una posizione che non ha eguali: con i 25.000 pezzi prodotti ogni anno, infatti, la Cosmo è diventata il più grosso costruttore di spandiconcime al mondo. Nel 2013 la Cosmo srl, nella quale lavorano 42 persone con un’età media inferiore ai 35 anni, prevede di sfiorare gli 8 milioni di fatturato, quasi il doppio del 2010 (4,1 milioni).

Alloggio dello Studente – Fondazione Allemandi

AlloggioStudente Un alloggio a TORINO per studenti UNIVERSITARI meritevoli,ad un canone mensile di 100 euro

Dalla Fondazione Allemandi di Dronero arriva un valido aiuto agli studenti universitari della Valle Maira che frequentano l’ateneo torinese.
L’ente ha realizzato un alloggio dello studente che ospiterà, a partire dall’anno accademico 2013 – 2014, sei studenti che saranno individuato individuati tramite bando.
L’immobile è ubicato al secondo piano di uno stabile in corso Carlo e Nello Rosselli 115/8 E, in zona Crocetta e dista circa 1.5 chilometri dal Politecnico di Torino. L’alloggio, arredato, è costituto da ingresso, cucina, sala comune, doppi servizi e tre camere da letto.
Il canone mensile che dovrà pagare ciascuno studente è di 100 euro, comprensive di tutti i servizi (riscaldamento, acqua e spese condominiali).
Possono partecipare al bando indetto dalla Fondazione Allemandi per l’assegnazione dei sei posti letto gli studenti a tempo pieno iscritti ad un corso di laurea triennale o specialistica degli atenei torinesi residenti in Valle Maira.
I requisiti per l’ammissione al bando sono l’essere in regola con gli esami con una media non inferiore a 24/30 o la valutazione minima di 80/100 per i neo iscritti all’Università e un indicatore isee familiare non superiore a 44.000 euro.
Le domande dovranno essere presentate entro il 5 settembre.
Per informazioni telefonare al numero 0171 916551.

elleci

Da Stroppo a Palermo

prodronero Sei ragazzi della media di Dronero, accompagnati da due insegnanti, si sono recati a Palermo per manifestare contro la mafia. In particolare per commemorare la strage di Capaci dove Giovanni Falcone, giudice combattente la mafia, morì a seguito di un attentato.

I ragazzi dopo il lungo e stancante viaggio per arrivare a Civitavecchia, da dove la nave è salpata, hanno potuto riposarsi e alloggiare presso le cabine della nave, dopo aver conosciuto già molti altri ragazzi delle altre scuole d’ Italia.
Il giorno seguente riunitisi con le altre scuole partecipanti ragazzi ed insegnanti hanno marciato dalla casa del magistrato Paolo Borsellino fino ad arrivare alla casa di Giovanni Falcone mostrando striscioni e bandiere in attesa dell’ ora esatta della tragedia.
dopo questa esperienza i ragazzi e gli insegnanti si dicono contenti e soddisfatti sperando di partecipare all’ evento anche l’ anno seguente con altri studenti.

Giorgio Mottura 3° Stroppo

L’unione fa la forza

provincia_tranquilla “La sede dell’Unione dei Comuni della Val Maira deve essere a Dronero”, “Dronero non può contare come Macra”, dichiarazioni rilasciate durante il consiglio comunale di Dronero da un rappresentante della minoranza e riportate sull’ultimo Dragone sulle quali vale la pena fare una riflessione.

In secoli bui del Medioevo la valle era divisa in due, da Lottulo in su dodici Comuni si governarono per più di cinque secoli secondo regole virtuose, in cima alla catena di comando un Consiglio di Valle, la “Congrega”, composta da rappresentanti di ogni comune, la sede delle riunioni era a Stroppo, baricentro geografico.
I singoli comuni si occupavano dell’ordinaria manutenzione del territorio e di questioni locali, di tutto il resto se ne occupava la “Congrega”.
A Dronero c’era il Podestà che, per l’alta valle, si occupava solo di manutenzioni stradali e amministrava la giustizia di secondo grado.
Secoli dopo, nel 1971, le Comunità Montane sono state pensate con una rappresentanza anche qui uguale per ogni comune e la sede aveva una collocazione abbastanza baricentrica.
Il problema non mi pare ora quello di pesare col bilancino quanto Dronero debba prevalere nell’Unione, ma quello di capire se questo nuovo tassello organizzativo possa essere funzionale all’avvenire possibile per la valle, perché torte da dividere non ce ne sono più, c’è solo più da rimboccarsi le maniche.
A costo di ripetermi, torno a dire che le Comunità Montane chiuse ora dalla Giunta Cota, non erano parenti con quelle nate nel 1971, in tempi non sospetti le avevo definite un “mostriciattolo organizzativo” che non aveva possibilità di sopravvivere e questo mostriciattolo lo aveva voluto la Giunta Bresso.
Azioni bipartisan!! Diversi schieramenti, diversi i colori, una comune lontananza dai problemi della montagna, accompagnata però da una costante latitanza progettuale delle nostre istituzioni locali.
Finita la storia, terminati i giochetti, ora bisogna tirare fuori la farina del nostro sacco, non aspettiamoci nulla dall’esterno e dalla nuova Unione di Valle mi aspetto escano idee, proposte, progetti espressi da una classe dirigente in grado di cogliere le reali necessità del territorio lasciando da parte inutili virtuosismi polemici e bizantinismi levantini sul piano organizzativo.
Dronero è sempre stata parte della valle Maira, ma guardate che ora ne è l’anello debole, quello più fragile.
Non è né zuppa ne pesce, sarà magari il più grande Comune della valle, ma se questo è il metro di misura
Dronero da sola è insignificante nel contesto regionale. Altro è se si presenta con alle spalle la valle Maira.
Se si comincia col discutere su chi pesa di più o dove mettere la sede, abbiate pazienza, ma si parte male e si finisce peggio.
Non è questa la strada credetemi, in questo momento di grave crisi mi preoccuperei prima di tutto di definire una strategia condivisa col resto della valle su:
supporto alle attività produttive: gli insediamenti produttivi del dronerese sono patrimonio di tutta la valle e tutta la valle deve difenderli con i denti e i modi ci sono;
sostegno al primario: qui si gioca l’avvenire della media e alta valle, senza primario si chiude bottega e poi neppure il turismo avrà gambe per camminare;
sviluppo turistico: colleghiamo il turismo in quota con il fondovalle a apriamoci con le valli vicine e alle altre realtà del cuneese senza sciocchi approcci autarchici;
erogazione dei servizi;
gestione del territorio: utilizzo dell’immenso patrimonio boschivo della valle come volano di sviluppo, gestione dei pascoli in quota, manutenzione delle strade e della rete dei sentieri;
ecc …..
Prima di tutto però focalizziamo l’attenzione sui giovani, sulle loro attese, questa è la prima cosa da fare.

Nessun comune può pensare ad una via autonoma su questi temi e non li si possono lasciare a qualche alzata d’ingegno.
Nessuno si salva da solo e l’obiettivo dell’Unione dei Comuni deve essere una strategia di sviluppo di valle, poi si potrà passare alla fase progettuale, ma non si parte da zero, abbiamo strumenti che possono essere utilizzati al meglio.

Penso, ad esempio, ad una “cabina di regia” di valle per individuare i possibili finanziamenti cominciando da quelli europei e a una conseguente “politica estera” che permetta di far camminare le nostre proposte.
Penso a un utilizzo conseguente della “Maira spa” che, pensata come “motore” per dare energia alla valle tutta, deve essere utilizzata come sostegno alle attività produttive in basso ed alla vita sui monti in alto, creando al più presto un consorzio di autoconsumo elettrico che comprenda anche le aree artigianali di fondovalle.
Penso a una “Comuni Riuniti” che, in sinergia con la “Maira spa”, può occuparsi anche di altro, oltre che di acquedotti e fognature.
Perché non costituire poi un tavolo di consultazione permanente con una rappresentanza delle attività produttive ed altri tasselli organizzativi di valle…
Se tutto questo ha un senso, allora cominciamo a individuare una strategia operativa e non dal numero di rappresentanti, dalla collocazione di sedi, da bizantinismo statutari, tutte questioni che fanno parte di un fardello di giochetti antichi che non servono più a nulla.
Dronero e la valle tutta devono recuperare un’anima antica, pensare un progetto moderno e dando priorità alle idee, all’etica e allo spirito di servizio.

Mariano Allocco