Un velo di nostalgia si è formato negli occhi di chi scrive, quando sfogliando il libro di fotografie mentre attendeva nel Palazzo della Provincia a Cuneo lunedì 25 marzo l’inizio della cerimonia di presentazione di quel singolare libro che aveva tra le mani; un libro in cui sono raccolte in gran quantità immagini, per lo più fotografiche, della nostra provincia in una sequenza che va dalla fine degli anni ’40 alla fine degli anni ’60 del ‘900. |
La fotografia che gli si era parata davanti riproduceva a tutta pagina l’albergo “Scudo di Francia” di Prazzo Inferiore; quel grande albergo era esattamente quello davanti al quale chi scrive ogni giorno passava quando nell’estate del ’57 aveva partecipato al campeggio estivo della Parrocchia del Duomo di Cuneo nelle ex-casermette di Prazzo appunto, disposte lungo la statale 22.
A differenza di altre valli di cui il libro è ricco,, oltre questa fotografia; ce ne sono solo altre due riguardanti la valle Maira, che allora era una valle assai poco accessibile e per niente conosciuta anche solo dagli stessi Cuneesi.
Ma tornando alla cerimonia di presentazione, nel libro sono riprodotte oltre 200 delle migliaia di fotografie che erano custodite nell’archivio dell’Ente Provinciale del Turismo e che presentano un singolare spaccato del fluire del tempo e della vita, in un momento in cui la nostra terra con i suoi abitanti stava uscendo dalla povera ma rassicurante lentezza della vita agro-pastorale con le sue radicate tradizioni paesane e s’incaminava verso l’ebbrezza della motorizzazione in sempre maggiori comparti della vita economica, con i suoi inevitabili risvolti sul piano della vita sociale.
Non è un caso ad esempio che le altre due foto della Val Maira raffigurino montanari di Chiappera mentre tagliano col falcetto la segala.
L’Ente Provinciale del Turismo, sopravvissuto all’epoca fascista, era l’istituzione che aveva il compito di promuovere, ispirare e sostenere eventi legati alle tradizioni dei vari paesi per valorizzare le tipicità dei singoli territori, dalle sagre e feste paesane alle attività turistico-sportive.
A reggere l’Ente era allora una singolare e colta figura di cuneese, il ragionier Gino Giordanengo; amante della semplicità idilliaca della Natura, della sua poesia e poeta egli stesso, .
A mettere le mani nel ricco archivio sepolto negli scantinati del Palazzo provinciale, che ha ospitato nei suoi locali per tanti anni l’Ente Turistico, è stata Alessandra Demichelis bibliotecaria dell’Istituto Storico della Resistenza , che insieme ad altri ricercatori dell’Istituto ha cucito e pubblicato una parte, relativamente “piccola”, di questo archivio, intitolandolo “Cuneo, una provincia tranquilla”.
Un’intitolazione presa a prestito direttamente dal titolo di un’allocuzione poetica su Cuneo, scritta nel 1965 dallo stesso Gino Giordanengo.
La raccolta contiene immagini oggi stupefacenti di Cuneo e delle altre città della provincia e di tantissimi paesi, accompagnate da istantanee di paesaggi, immortalati in occasione di particolari momenti di feste paesane, sagre agricole e festose fiere di cui oggi è rimasto solo più un remoto ricordo.
Compaiono anche competizioni sportive, come il Giro d’Italia, che si correva spesso su strade ancora sterrate, dove gli spettatori a migliaia si disponevano lungo il precorso partecipando attivamente allo sforzo dei corridori lungo le salite, spesso sospingendo essi stessi nei tratti più impervi il proprio corridore preferito o addirittura gettandogli addosso micidiali secchiate d’acqua.
A quei tempi il doping non si sapeva ancora cosa fosse!
Oggi queste foto, se ai più anziani fanno venire il groppo in gola, ai più giovani invece appaiono a ragione come appartenenti ad un altro pianeta: agreste, misurato e parsimonioso anche nei momenti di festa: immagini il cui scopo era di attrarre visitatori desiderosi di tranquillità e semplicità agreste.
Vale la pena di menzionare un’ istantanea emblematica in molteplici sensi: quella che immortala due giovani donne intente a filare mentre sono al pascolo con 4 pecore, sulla sommità del colle di San Bernardino, sopra Garessio.
Quello era allora il colle più usato dai liguri di Ponente per venire nella nostra provincia: sappiamo anche che i Liguri sono stati tra i primi e anche tra i più numerosi estimatori della nostra terra; proprio quei liguri che in quegli erano intenti alla prima grande e sistematica ondata di cementificazione delle loro mirabili spiagge.
Davanti a quell’immagine l’osservatore di oggi non può far a meno di ammutolire pensando ad esempio alla cementificazione di paesini montani come Frabosa o Limone per rimanere alle località più frequentate dai Liguri; la frenesia edificatoria è un morbo contagioso da cui anche la “provincia tranquilla” del poeta elegiaco, Gino Giordanengo, non ha saputo immunizzarsi, con il risultato in molti casi di uno snaturamento profondo del paesaggio di molte nostre vallate.
Andava forse in questo senso il riferimento a cui ha accennato nella sua riflessione durante la presentazione del volume Livio Berardo, presidente dell’Istituto Storico della Resistenza: egli ha citato la tradizione storiografica degli “annalisti” francesi che amavano cogliere i cambiamenti storici analizzandoli nello scorrere dei secoli.
Il fatto è che in questo caso non si è trattato di secoli: in appena un paio di decenni o poco più la nostra provincia “tranquilla” è cambiata in modo in modo quasi irriconoscibile.
“Una provincia tranquilla”, Primalpe, novembre 2012, Cuneo