Era il dicembre 1963 quando l’Accademia Svedese delle Scienze di Stoccolma consegnava il premio Nobel per la Chimica all’ing. Giulio Natta del Politecnico di Milano –il “padre” della plastica, per la scoperta della polimerizzazione, un processo che aprì una nuova era nella chimica dei materiali. |
In realtà la sua scoperta risaliva a quasi 10 anni prima quando nel 1954, con la Montecatini, sintetizzò il “polipropilene” poi commercializzato con il nome di Moplen. Una scoperta di grande interesse scientifico e dalle ampie ricadute applicative. Ebbene, a circa 60 anni da quella grande scoperta siamo costretti a correre ai ripari. L’abuso di un prodotto a basso costo come la plastica (anche se è più corretto dire le plastiche), lo spreco dell’usa e getta, una fondamentale mancanza di educazione al recupero e al rispetto dell’ambiente hanno spinto – tra gli altri – anche l’Unione europea ad un impegno significativo. Proprio nello scorso mese di dicembre – esattamente 55 anni dopo il Nobel a Natta – il Consiglio Europeo ha proposto l’eliminazione di 10 tipi di plastica monouso a partire dal 2021, invitando gli stati membri ad intervenire. L’Italia dal canto suo, con un emendamento della finanziaria del 2017, ha bandito i sacchetti di plastica non biodegradabili e dal 1° gennaio 2019 ha proibito la vendita dei cotton fioc non biodegradabili. Proprio gli oggetti monouso (o parti di essi) costituiscono il 70% dei rifiuti galleggianti in mare. Basti pensare che nel Pacifico, poco sopra l’Equatore, si concentra un’isola di rifiuti estesa quasi quanto l’Europa intera, secondo alcune stime. Ma situazioni analoghe sebbene molto più contenute si ritrovano in Atlantico e anche nel Mediterraneo. Il pericolo più grave però, è rappresentato da quella parte di plastiche che si sminuzzano (ma non si degradano) e affondando diventano “cibo” per la fauna marina. Inevitabile quindi correre ai ripari intervenendo sui guasti prodotti, ma soprattutto prevenirne di nuovi. Fondamentale ridurre “l’usa e getta” e ineludibile interrompere la proliferazione di imballaggi con un corretto recupero destinato al riuso o alla produzione di energia. Un impegno che coinvolge ciascuno di noi. Giovedì 13 giugno, a Cuneo è stato presentato il progetto “Valle Stura plastic free” promosso da Valle Stura Experience. Con l’obiettivo delle “4R” (ridurre, riusare, riciclare,recuperare) si punta a sostituire le bottigliette dell’acqua con borracce riutilizzabili. Un primo passo, il percorso è ancora lungo. Sergio Tolosano